Il Racconto dei Racconti
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Cineforum

Il racconto dei racconti è ispirato a “Lo Cunto de li Cunti”, una raccolta di 50 fiabe in lingua napoletana scritte da Giambattista Basile (Napoli, 1575-1632) pubblicata postuma tra il 1634 e il 1636. Da questa raccolta sono state scelte tre fiabe che hanno come protagoniste tre donne, colte in tre fasi della vita. Ne “La regina”, la sovrana di Selvascura vuole a tutti i costi avere un figlio.

Orario: gioved’ 5 novembre ore 21
Prezzo: 5 euro singola proiezione 20 euro abbonamento
Regia di
Matteo Garrone
Con la partecipazione di Salma Hayek, Vincent Cassel, Toby Jones, John C. Reilly, Alba Rohrwacher
Genere: Storico
Informazioni: Durata: 125” Data di uscita: 14-05-2015

La visione sarà guidata dal commento di Roberto Ariodante Petacco.

Il racconto dei racconti è ispirato a “Lo Cunto de li Cunti”, una raccolta di 50 fiabe in lingua napoletana scritte da Giambattista Basile (Napoli, 1575-1632) pubblicata postuma tra il 1634 e il 1636. Da questa raccolta sono state scelte tre fiabe che hanno come protagoniste tre donne, colte in tre fasi della vita. Ne “La regina”, la sovrana di Selvascura vuole a tutti i costi avere un figlio. Ci riuscirà grazie ad un curioso espediente. Ne “La pulce”, il Re di Altomonte vuole impedire alla figlia di trovare il marito preferito, crede di esserci riuscito ma un orco rovina il suo piano legato alla pelle di una pulce gigante. Ne “Le due vecchie”, il Re di Roccaforte conquista il cuore di quella che lui crede una bella fanciulla, la sorella vuole imitarla e accetta di cambiare pelle.

 

Bisogna innanzitutto aggiungere che, nella storia della letteratura, da questa raccolta di Basile hanno preso origine, per unanime consenso, fiabe famosissime come “Cenerentola”, “Il gatto con gli stivali”, “La bella addormentata nel bosco”. Insomma sono le basi del racconto fantastico. “Nelle fiabe di Basile -dice Garrone- ho ritrovato quella commistione tra reale e fantastico che ha sempre caratterizzato la mia ricerca artistica”. Nella nostra letteratura, e più di recente, nel nostro cinema, il fantasy non ha mai avuto grande fortuna. Anzi si fatica a trovare qualche esempio opportuno. Ne consegue che questa di Garrone si propone come una scelta insolita e azzardata, una scommessa nella quale il regista rovescia il rapporto tra reale e invenzione, mette in primo piano l’invenzione e lavora sulla metafora per toccare un maggiore coinvolgimento. Calando le storie in scenari paesaggistici di sogno e incorniciandoli in contesti pittorici di forte fascino, il film scava nell’immaginario popolare ma non raggiunge afflato onirico né dipinge scenari poetici. Anzi resta sostanzialmente freddo, neutro, lontano da una modernità solo ipotizzata. Ma forse questa indifferenza era proprio il risultato che l’autore voleva ottenere. Dal punto di vista pastorale, il film è da valutare come consigliabile/problematico e adatto per dibattiti.

Fonte: ACEC

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