GUIDA PER RICONOSCERE I TUOI SANTI (A Guide to Recognize Your Saints)
1 Stella2 Stelle3 Stelle4 Stelle5 Stelle (Nessun voto)
Loading...
Categoria:
Cineforum

Orario: 20,45
Prezzo: Intero: 5 €; ridotto: 4 €

Genere: Drammatico
Regia: Dito Montiel
Interpreti: Robert Downey Jr. (Dito Montiel), Shia LaBeouf (Dito giovane), Chazz Palminteri (Monty), Dianne Wiest (Flaurie), Eric Roberts (Antonio), Channing Tatum (Antonio giovane), Rosario Dawson (Laurie), Melonie Diaz (Laurie giovane), Martin Compston (Mike O’Shea), Adam Scarimbolo (Giuseppe), Julia Garro (Diane Honeyman), Eleonore Hendricks (Jenny).

Durata: 98′.

 


 

Dito Montiel ha scritto il libro omonimo come una autobiografia ma per il film, dice, “Mi sono preso delle enormi libertà. Il personaggio di Mike O’Shea é in realtà un mix tra uno dei fratelli minori di Antonio e un tizio di nome Mike O’Shea che oggi vive in Inghilterra e sarè sorpreso quando scoprirà che nel film muore. Racconto una storia e la verità é nelle emozioni dei personaggi (…)”. Se l’affresco va preso come realistico nell’impianto visivo ma romanzato nei contenuti, allora più di una perplessità é legittima. Siamo infatti alle solite con un copione che toglie il tappo e dà la stura ad un diluvio di turpiloquio ripetuto senza freno e alla fine più noioso che fastidioso. Le stesse situazioni conflittuali genitori/figli, quelle dei ragazzi tra loro, il duro scontro tra i sogni e la vita quotidiana sono comprensibili, e quasi tangibili, ma non di rado coperte dalla ripetitività di concetti, domande, frasi fatte. Così il dubbbio sul rapporto percentuale tra verità (come dice l’autore) e qualche compiacimento verbale resta e va messo nel conto. Fermo restando che ben si capisce la messa in scena del disagio, delle condizioni sociali, della difficoltà di crescere. Quindi il film, dal punto di vista pastorale, é da valutare come discutibile, affidato a molte crudezze, e tuttavia non privo di interesse per dibattiti. Dito Montiel ha scritto il libro omonimo come una autobiografia ma per il film, dice, “Mi sono preso delle enormi libertà. Il personaggio di Mike O’Shea é in realtà un mix tra uno dei fratelli minori di Antonio e un tizio di nome Mike O’Shea che oggi vive in Inghilterra e sarè sorpreso quando scoprirà che nel film muore. Racconto una storia e la verità é nelle emozioni dei personaggi (…)”. Se l’affresco va preso come realistico nell’impianto visivo ma romanzato nei contenuti, allora più di una perplessità é legittima. Siamo infatti alle solite con un copione che toglie il tappo e dà la stura ad un diluvio di turpiloquio ripetuto senza freno e alla fine più noioso che fastidioso. Le stesse situazioni conflittuali genitori/figli, quelle dei ragazzi tra loro, il duro scontro tra i sogni e la vita quotidiana sono comprensibili, e quasi tangibili, ma non di rado coperte dalla ripetitività di concetti, domande, frasi fatte. Così il dubbbio sul rapporto percentuale tra verità (come dice l’autore) e qualche compiacimento verbale resta e va messo nel conto. Fermo restando che ben si capisce la messa in scena del disagio, delle condizioni sociali, della difficoltà di crescere.

 

 

 


Fonte: ACEC

Commenti chiusi.